LA MIA FRANCIGENA, A PIEDI DA PORRETTA A ROMA
Diciannovesima tappa - Da La Storta a Roma (Piazza San Pietro), domenica 28 maggio 2017

Testo e foto di Mauro Lenzi

19 01Alle cinque e mezza del mattino carichiamo gli zaini in spalla e scendiamo sulla Cassia diretti a San Pietro. È domenica e sulla strada c’è pochissimo traffico. Camminiamo spediti in fila indiana per circa cinque chilometri. Poco prima del raccordo anulare, imbocchiamo una stradina dalla quale si accede alla Riserva naturale dell’Insughereta, una vasta area protetta alle porte di Roma tra la via Cassia a est e la via Trionfale a ovest. Entrati nel parco percorriamo un bel sentiero a lato del fosso dell’Acqua Traversa in una zona umida ai piedi di una collina. 19 11Superiamo il fosso su un ponticello e prendiamo uno stradello sterrato in leggera salita nella mezzo di una vasta prateria circondata dal bosco. Sembra impossibile che tanto verde e tanta quiete si trovino dentro l’area urbana della Capitale. Usciti dal parco e dopo aver affrontato una ripida stradina asfaltata e attraversato una zona residenziale, sbuchiamo sulla via Trionfale per poi deviare in direzione di Monte Mario, un’altra oasi all’interno della città. Il colle ha diversi punti panoramici con vedute splendide su Roma e sul corso del Tevere, che appare come un lungo serpente adagiato nella pianura. Quando raggiungo il belvedere più amato dai pellegrini e vedo finalmente il cupolone di San Pietro sullo sfondo, sento crescere dentro di me un senso di gioia e il desiderio di percorrere velocemente i chilometri che mancano alla meta.19 14 Dopo le immancabili foto di rito riprendiamo il cammino. Resto leggermente indietro per scattare altre fotografie e perdo di vista i miei compagni. Giunto a un bivio non presto molta attenzione alla segnaletica e scendo a capofitto per un sentierino che mi porta fuori dal tracciato. Mi accorgo dell’errore solo dopo alcuni minuti quando sono già sceso parecchio e decido di non tornare indietro. Fortuna vuole, però, che questo percorso sia molto ripido e mi faccia risparmiare tempo. Sbuco ai piedi di Monte Mario in viale Cavalieri di Vittorio Veneto, che seguo facendo molta attenzione al traffico, e raggiungo piazzale Clodio. Proseguo per viale Mazzini e poi per viale Angelico. All’inizio di via di Porta Angelica mi siedo su una panchina e aspetto i miei  amici per quasi mezz’ora. Assieme a loro raggiungo l’Opera romana pellegrinaggi per ritirare il Testimonium.  Sono le dieci e mezza quando esco con il Testimonium e lo arrotolo con cura in un tubo di cartone per non rovinarlo. 19 22Poi mi siedo un po’ in disparte, all’ombra del muro e con la schiena appoggiata allo zaino. Sono felice ed emozionato e mi riempio gli occhi con la bellezza della piazza e della basilica. Ripenso alle persone con cui ho camminato e a tutte le persone incontrate lungo la strada, ripenso alle fatiche affrontate e ai momenti di sconforto, ma anche ai momenti di gioia. Ripenso al blu intenso del cielo e dei laghi, al verde dei campi di grano mossi dal vento, al colore ocra della terra e al nero del tufo. Ripenso al profumo dei boschi del mio Appennino che subito ha lasciato spazio al profumo dei fiori selvatici, delle erbe di campo e della terra appena arata nelle colline toscane e nella Tuscia; al profumo delle rose e delle cascate di gelsomino lungo le siepi e sui muri dei borghi che ho attraversato. Ripenso al gioioso cinguettio degli uccelli e al sommesso mormorio dei torrenti. Il cammino mi ha fatto provare tutto questo, ma soprattutto mi ha insegnato che nella vita contano le piccole cose, quelle essenziali come quelle contenute nel mio zaino. Tutto il resto è superfluo.
L’arrivo di Moss accompagnato dalla madre, un’esuberante signora in completo floreale, mi distoglie dai miei pensieri. La mamma è a Roma per turismo assieme al compagno, un distinto signore originario dell’Alaska. Sono persone simpatiche e piacevoli e con loro, in una piazza gremita di gente proveniente da ogni angolo del mondo, attendiamo che papa Francesco si affacci alla finestra del suo studio per il Regina Coeli. Vedere il papa e ascoltare le sue parole subito dopo aver vissuto un’esperienza di cammino così intensa mi ha commosso. Mi hanno colpito la sua semplicità e la sua fragilità e, al tempo stesso, la sua determinazione. Buon “cammino” anche a te, papa Francesco.
Dopo il saluto del papa la piazza si svuota lentamente e anche noi, zaini in spalla, ci incamminiamo diretti a Trastevere in via dei Genovesi, dove abbiamo chiesto accoglienza nello Spedale della Provvidenza, gestito dai volontari della Confraternita di San Jacopo di Compostella, presso il convento delle Suore Francescane Missionarie del Cuore Immacolato di Maria. Il luogo è molto bello e dà ospitalità ai pellegrini che sono in arrivo o in partenza da Roma per un pellegrinaggio a piedi o in bicicletta “devotionis causa” sulla via Francigena o sulle altre vie di peregrinazione romane.
19 31Siamo accolti in un clima di grande fratellanza ed estrema semplicità. I volontari della confraternita ci accolgono con un gesto simbolico che attinge senso e profondità nel Vangelo: la lavanda dei piedi. Al tempo di Gesù la lavanda dei piedi segnava il ritorno a casa o l’accoglienza in una casa amica; lavarsi i piedi significava essere arrivati, poter rimanere, riposarsi e rimettersi in forze con il pasto comune, e così è stato per noi. Ci ritroviamo tutti a cena, nel refettorio, in un ambiente amico e ospitale dove abbiamo modo di consolidare la nostra amicizia. Come vorrei allargare la tavolata per fare posto ad Aki, Aldo, Don Ettore, Yannick, Luca e Valentina, e a tutte le persone meravigliose che ho conosciuto durante il cammino!
Domani ci separeremo perché ognuno di noi ha altri “cammini” da intraprendere, ma sono certo che ci incontreremo di nuovo anche solo ripensando alle belle esperienze vissute insieme. Io tornerò alla mia casa e ai miei affetti probabilmente un po’ cambiato, consapevole di non avere solo percorso strade e sentieri, attraversato borghi e città e conosciuto persone, ma di aver camminato anche dentro me stesso per conoscermi meglio.

Diciannovesima tappa - Fotoracconto

I numeri della tappa (soste e varianti comprese)

Punto di partenza La Storta
Punto di arrivo Roma (Piazza San Pietro)
Distanza 19,5 km
Durata 4h 45m
Dislivello +320m; -480m