LA MIA FRANCIGENA, A PIEDI DA PORRETTA A ROMA
Diciottesima tappa - Da Campagnano di Roma a La Storta, sabato 27 maggio 2017
Testo e foto di Mauro Lenzi
Il caldo afoso patito ieri ci esorta a partire la mattina presto e così, poco dopo le sei, siamo già in cammino per affrontare la penultima tappa che ci condurrà fino al limite dell’area urbana di Roma. Nel frattempo ci ha raggiunto Bernardino, il marito di Isabella, che camminerà con noi fino a Roma. Appena usciti da Campagnano affrontiamo una strada asfaltata in salita e poi una ripida discesa che si addentra nella Valle del Sorbo, una bellissima area naturalistica ricoperta di boschi e praterie. Sopra una collinetta seminascosto dagli alberi intravediamo il santuario della Madonna del Sorbo del XV secolo, edificato sul luogo dove la Madonna apparve a un giovane porcaro. Dopo la visita al santuario raggiungiamo un’ampia radura con animali al pascolo e proseguiamo per alcuni chilometri lungo una stradina asfaltata immersa nel bosco, fino alle porte di Formello. Attraversato il pittoresco centro storico, scendiamo una scalinata, alla cui base è posto un cippo che indica Roma distante solo trentatré chilometri, e imbocchiamo un bel sentiero immerso nel verde al margine del fosso Pantanicci. Affrontiamo poi alcuni lievi saliscendi lungo belle stradine circondate da campi di grano quasi maturo, fino a incrociare la strada asfaltata che passa accanto al Centro Sportivo di Formello, luogo di allenamento della squadra di calcio Lazio. Dopo aver scavalcato la trafficata Cassia bis torniamo a camminare su piacevoli stradine sterrate e raggiungiamo Monte Michele, luogo dove è stata riportata alla luce una necropoli etrusca. Siamo nel cuore del Parco di Vejo, nell’area più ricca di ritrovamenti archeologici di tutta la zona. Da qui in poi il tracciato ufficiale della Francigena raggiunge Isola Farnese con un percorso al margine dell’area archeologica. C’è anche un altro percorso che attraversa l’area, ben segnalato e ricco di pannelli informativi nei vari punti di interesse storico e archeologico. Alcuni di noi seguono il tracciato ufficiale e gli altri, me compreso, si incamminano speditamente lungo la variante. La mia innata curiosità mi spinge a esplorare tutto quello che viene descritto nei pannelli lungo il sentiero e così perdo anche oggi contatto con il gruppo. Passo davanti a una cava di tufo etrusca e mi inerpico per un sentierino alla ricerca della tomba Campana che, con grande delusione, trovo sbarrata da un solido portone di ferro. Gironzolo tra campi e boschetti alla ricerca della necropoli dei Quattro Fontanili, ma non ne trovo traccia. Scendo per una traccia di sentiero che dovrebbe raggiungere il cunicolo idraulico di Ponte Sodo, scavato nel tufo, ma dopo poche decine di metri mi perdo in una fitta e inestricabile vegetazione. Rassegnato, sospendo le ricerche e mi accontento di quanto riportato sui pannelli informativi. In compenso il sentiero che sto percorrendo lungo le anse del torrente Cremera è molto bello e ben tenuto. Superato un tratto soleggiato e in discreta salita mi ritrovo su un vasto altopiano interamente coltivato a grano. Seguo le indicazioni e imbocco una bella sterrata in mezzo a un mare di spighe dorate. Sotto un’enorme quercia al lato della sterrata incontro Paolo seduto all’ombra e intento a gustarsi un bel panino. Anche lui ha rallentato il passo perché ha un piede un po’ dolorante e preferisce non affaticarlo troppo. Mi rassicura che è in grado di proseguire e di non preoccuparmi. Mi congedo da lui e riprendo a camminare in direzione di Isola Farnese, un bel borgo posto sulla sommità di una ardita rupe tufacea. Lo stradello aggira le rovine della città etrusca di Vejo e nel tratto finale scende nel bosco per raggiungere Mola Vecchia, un antico mulino sul rio Valchette. Ai piedi di una cascatella formata dall’invaso che portava acqua al molino, ci sono Gabriella e Isa intente a farsi un pediluvio. Mi unisco a loro e visto che è già mezzogiorno e mi è venuta fame, mi mangio il panino che ho nello zaino. Dopo un meritato riposo decidiamo di incamminarci su per la stradina asfaltata che conduce ai piedi del borgo di Isola Farnese. Giunti nei pressi di una fontanella incontriamo Michele che ha fatto il percorso esterno alla zona archeologica. Gabriella e Isa proseguono con lui in direzione de La Storta mentre io salgo l’ultima rampa per raggiungere il borgo medievale con la bella chiesa di San Pancrazio e il poderoso castello edificato dalla famiglia Orsini nel XIII secolo e passato nel XVI secolo ai Farnese. Verso l’una del pomeriggio mi decido a riprendere il cammino e, dopo tre chilometri d’asfalto sotto un sole cocente, finalmente raggiungo l’Istituto delle Suore Poverelle in località La Storta alle porte di Roma, che offre ospitalità ai pellegrini. La casa, benché prossima alla Cassia, è situata in una zona abbastanza isolata dal traffico, lontana quindi dai rumori. È circondata da un ampio giardino con piante e fiori in un ambiente ideale per riposare, meditare o semplicemente raccogliersi nei propri pensieri prima di affrontare la tappa conclusiva del cammino.
Prima del buio ci ritroviamo tutti nel bel giardino delle suore, dove improvvisiamo una cena fredda con tutto il bendidio acquistato in un supermercato vicino al convento. Poi tutti a nanna perché domani è un giorno speciale e dovremo svegliarci prestissimo per giungere in piazza San Pietro in perfetto orario e assistere al Regina Coeli di Papa Francesco.
Diciottesima tappa - Fotoracconto
I numeri della tappa (soste e varianti comprese)
Punto di partenza | Campagnano di Roma |
Punto di arrivo | La Storta |
Distanza | 25 km |
Durata | 7h 10m |
Dislivello | +650m; -750m |