LA MIA FRANCIGENA, A PIEDI DA PORRETTA A ROMA
Undicesima tappa - Da Radicofani ad Acquapendente, sabato 20 maggio 2017
Testo e foto di Mauro Lenzi
Anche oggi si parte abbastanza presto. Alle sette e mezza ci troviamo a fare colazione al bar alla fine dell’abitato, oltre la porta civica. Qui incontriamo le ragazze della scolaresca di Colle val d’Elsa in attesa del pullman che le riporterà a casa. Negli occhi di alcune di loro noto un leggero velo di tristezza; forse consapevoli di concludere una esperienza unica e indimenticabile. Siamo rimasti in pochi ad affrontare le tappe che mancano per arrivare a Roma. Con me ci sono Anne, Gabriella, Isa, Ivan e Sandro. Moss, il più mattiniero, è già partito. Oggi, per evitare i lunghi chilometri di asfalto sulla Cassia da Ponte Rigo ad Acquapendente, era mia intenzione percorrere una variante della Francigena e fare tappa a Proceno. Avrei dovuto sobbarcarmi molta strada in più e un discreto dislivello da superare. La mia caviglia dolorante mi suggerisce di restare nei ranghi e così scelgo il percorso tradizionale anche se meno interessante. Ci incamminiamo verso sud fino a raggiungere un tornante dove imbocchiamo sulla sinistra la vecchia Cassia sterrata e in discesa verso la Val Paglia. Questo tratto è davvero suggestivo. Non c’è più l’ordinata campagna toscana incontrata fino a ieri, ma un susseguirsi di aspri e ripidi versanti governati a pascolo e selvaggi calanchi ingentiliti dalle ginestre in fiore. La discesa è piacevole e il paesaggio sublime. Alle mie spalle Radicofani con la sua rocca sempre più lontana avvolta da nuvole minacciose. Alla mia destra il Monte Amiata, Abbadia San Salvatore abbarbicata alle sue pendici, e fili di vapore che escono dalle sue viscere per dare forza alle numerose centrali geotermiche posizionate ai suoi piedi. Sulla sinistra la valle incisa dal torrente Rigo e le aspre colline che dal Monte Cetona scendono verso San Casciano dei Bagni e la lontana Acquapendente. Scatto numerose foto e perdo contatto con gli altri pellegrini. Solo nei pressi di Ponte Rigo affretto il passo perché il cielo si è incupito di nuvole minacciose e in lontananza si ode il rombo del tuono. A Ponte Rigo, un gruppo di case al bivio con la nuova Cassia, incontro il gruppo già pronto a ripartire dopo una breve sosta nel bar del paese. Inizia qui un lungo tratto di tredici chilometri quasi interamente lungo la Cassia fino ad Acquapendente. Superato il ponte sul Rigo e il bivio per Proceno, costeggiamo la Cassia per più di un chilometro lungo un tratto protetto dal guard rail con il fondo curato e con l’erba falciata. Imbocchiamo poi un tratto dismesso parallelo alla statale e senza traffico, e dopo circa due chilometri ritorniamo nuovamente sulla Cassia poco prima del ponte sul torrente Elvella, confine tra la Toscana e il Lazio. Superato il ponte prendiamo la breve deviazione per Centeno che deriva il suo nome dalla distanza da Roma, al centesimo miglio della strada che, nel corso del Medioevo, costituiva l’ultimo tratto della via Francigena. Fu sede della dogana pontificia fino al 1870, ebbe una stazione di posta e una locanda. Sembra che nel febbraio del 1625 vi abbia dimorato addirittura Galileo Galilei, in viaggio verso Roma, dove lo attendeva il giudizio del Santo Uffizio. All’entrata del piccolo borgo ci attende una sgradita sorpresa. Durante la notte l’edificio storico più importante, forse l'antica dogana, non ha retto il peso degli anni e l’incuria degli uomini ed è miseramente crollato. Le macerie hanno invaso la strada e tutto è stato transennato. Chiedo ad alcuni abitanti come possa essere accaduta una cosa simile. Mi rispondono che era una “morte” annunciata. L’edificio di proprietà privata era da tempo fatiscente e in stato di completo abbandono: la pioggia, il vento e il gelo hanno fatto il resto.
Tra una chiacchiera e l’altra perdo nuovamente contatto con il gruppo. Esco dal paese e torno sulla Cassia. Dopo circa mezzo chilometro mi fermo in una tipica trattoria sulla strada per consumare un veloce spuntino. Qui incontro un’anziana coppia di pellegrini australiani anche loro diretti a Roma. I due sono veramente originali: portano legati allo zaino degli ombrelli enormi che, se aperti, si potrebbero benissimo utilizzare come ombrelloni da spiaggia. In loro compagnia mi incammino lungo la Cassia, da qui in poi senza banchina e senza protezione per i pedoni, con la vegetazione che impedisce di stare al bordo della strada. Poi, il giorno che ci passi tu, può anche capitare che ci incontri la Mille Miglia. Bolidi rombanti e puzzolenti mi sfiorano a mezzo metro di distanza con l’autista e il passeggero che mi fanno ciao con la manina. Un delirio oppure, più verosimilmente, un assaggio di quello che potrebbe essere l’inferno. Il vento ha spazzato via le nuvole e fa molto caldo. Procedo con cautela per circa cinque chilometri con al seguito la coppia di australiani. Dopo aver attraversato il fiume Paglia a Ponte Gregoriano si abbandona finalmente la Cassia per salire ad Acquapendente lungo una stradina secondaria abbastanza ripida. Un ultimo sforzo e finalmente entro in paese dove mi ricongiungo con i compagni di cammino. Dobbiamo raggiungere tutti assieme la Casa di Lazzaro al Convento dei Cappuccini, che scopriamo essere posizionato su un’altura appena sopra il paese. Un altro po’ di salita e finalmente bussiamo alla porta del convento dove ci apre Suor Amelia che gentilmente ci fa gli onori di casa mostrandoci gli alloggi, la bella cucina rustica a disposizione per cucinare e il meraviglioso prato dietro al convento dove riposare e, perché no, meditare. Un piccolo anticipo di paradiso dopo l’inferno della Cassia. Dopo un’abbondante cena autogestita nella cucina del convento scendiamo in paese. Essere capitati ad Acquapendente la sera del sabato precedente la terza domenica di Maggio è stato un vero colpo di fortuna. Siamo nel bel mezzo della preparazione della Festa dei Pugnaloni, una delle più antiche della Tuscia. La festa si rifà ad una leggenda popolare: nell’anno 1166, durante il dominio di Federico Barbarossa, due contadini avrebbero assistito alla fioritura di un ciliegio secco: andarono a riferire del miracolo agli altri paesani che considerarono l’evento un buon auspicio e insorsero, armati di pungoli e altri attrezzi da lavoro, cacciando il governatore dell’imperatore e distruggendo il castello. Si celebra ogni anno in onore della Madonna del Fiore per ricordare l’antica liberazione e vuole rappresentare la libertà vittoriosa su ogni tipo di oppressione. Antenati degli attuali pugnaloni erano i pungoli, antichi arnesi utilizzati per governare il bestiame, ornati di fiori, che i contadini portavano in processione al seguito della statua della Madonna. Col passare dei secoli sono stati sostituiti dagli odierni pugnaloni, grandi pannelli disegnati e poi interamente ricoperti di petali di fiori, di foglie e altri materiali vegetali, con la tecnica del mosaico. I pugnaloni sono realizzati da diversi gruppi storici, costituiti prevalentemente da giovani in gara per eseguire l’opera che otterrà il primo premio, dopo la sfilata in processione in onore della Madonna del Fiore.
Percorriamo il paese in festa. Le strade davanti ai laboratori dove si allestiscono i pugnaloni sono occupate da lunghe tavolate. Qui sono radunati i gruppi di giovani in competizione. Tra canti, balli e libagioni resteranno svegli tutta la notte; devono eseguire gli ultimi ritocchi alle loro opere da impreziosire con delicati petali di fiori freschi, che vanno incollati sempre all’ultimo momento. Uno spettacolo visitare l’interno dei laboratori e assistere al fermento che vi regna. I pannelli decorati sono separati in due parti. Domani mattina le due parti verranno unite per comporre un unico pannello da issare in verticale con estrema cautela. Solo in quel momento si potrà compiutamente apprezzare il risultato finale di tanto impegno. Preso dall’euforia della festa sarei rimasto lì tutta la notte, quasi desideroso di dare una mano, ma sto facendo la Francigena e la stanchezza si fa sentire. Risalgo così al convento per dormire. Domani dovrò affrontare un’altra impegnativa tappa del mio cammino.
Undicesima tappa - Fotoracconto
I numeri della tappa (soste e varianti comprese)
Punto di partenza | Radicofani |
Punto di arrivo | Acquapendente |
Distanza | 23,8 km |
Durata | 6h 15m |
Dislivello | +350m; -730m |