LA MIA FRANCIGENA, A PIEDI DA PORRETTA A ROMA
Decima tappa - Da San Quirico d'Orcia a Radicofani, venerdì 19 maggio 2017

Testo e foto di Mauro Lenzi

10 02Mi alzo all’alba per percorrere una delle tappe più lunghe e faticose di tutta la Francigena. Attraverso il centro storico di San Quirico e poco prima delle sei sono già davanti all’Officina del Gusto, un bar-pasticceria già aperto a quell’ora. Consumo una veloce colazione e mi faccio preparare un sostanzioso panino da mettere nello zaino. Nessuno dei compagni di cammino mi raggiunge e così esco dal paese e, senza fretta, imbocco, la strada bianca in leggera salita in direzione di Bagno Vignoni. Raggiungo una piccola altura in prossimità del podere Bellaria, dove lo sguardo si perde sulla bellissima Val d’Orcia illuminata dalla prima luce del sole.10 06 La strada comincia a scendere e in breve raggiungo Vignoni Alto, in origine antico castello, possedimento della potente abbazia di Sant’Antimo. Attraverso il borgo ammirando la torre mozza dell’antico mastio e la piccola chiesa romanica di San Biagio. Esco dal borgo passando sotto un arco da dove si domina un grandioso panorama con vista sulla lontanissima Radicofani, appollaiata sul cono di un antico vulcano, e discendo una mulattiera selciata per riprendere la strada bianca per Bagno Vignoni. Il panorama di allarga a perdita d’occhio con bellissime vedute sui vigneti, su Castiglione d’Orcia e sulla possente mole del Monte Amiata. Alle sette e mezza raggiungo Bagno Vignoni, con la sua bellissima piazza d’acqua, ancora immerso nel silenzio e nella luce dorata del mattino. Mi soffermo a lungo a osservare le bolle di calore che fuoriescono dal fondo della grande vasca contornata da antichi edifici e da un caratteristico portico. L’acqua 10 15termale, utilizzata nei vicini stabilimenti termali, sgorga a una temperatura prossima ai cinquanta gradi centigradi. La mia contemplazione viene interrotta da alcune voci alle mie spalle. Mi volto e riconosco Sandro e Anne, partiti da San Quirico dopo di me. Devono essere andati parecchio veloci per raggiungermi in così poco tempo. Dopo una breve sosta in un bar per berci un caffè, ci rechiamo a visitare le canalette scavate nella roccia dove ancora scorre l’acqua che alimentava un antico mulino, e riprendiamo il cammino. Attraversiamo il ponte pedonale sul fiume Orcia e prendiamo a salire un sentiero tra i campi sovrastati dalla possente mole della rocca di Tentennano di Castiglione d’Orcia, che svetta a dominio di tutta la valle. Il paese meriterebbe una visita, ma per raggiungerlo bisogna ancora salire. Proseguiamo quindi lungo una strada bianca in un continuo saliscendi circondati da un panorama mozzafiato. Ci fermiamo a riposare in un punto sosta nei pressi del podere San Giuseppe, dove ci sono alcuni tavoli con sedie e una fontana. Qui ci10 24 raggiungono Gabriella e Isa e insieme a loro, caricati gli zaini in spalla, riprendiamo a camminare. Abbiamo percorso solo un terzo della tappa e c’è ancora tanta strada da fare. Superati alcuni poderi, un po' affaticati ma ripagati dalle bellissime vedute sulla Val d’Orcia, raggiungiamo il podere Passalacqua, dove c’è un agriturismo con possibilità di pernottare. Scendiamo una mulattiera fino al torrente Vellora, praticamente in secca, e dopo averlo attraversato raggiungiamo Briccole di Sotto, sede dell’antico ospitale di San Pellegrino alle Briccole, ricordato da Sigerico con il nome di Abricula, XI tappa da Roma. Vi sostarono anche Matilde di Canossa, Filippo Augusto re di Francia nel 1191 e altri illustri personaggi. Ora il luogo è in uno stato di triste abbandono e la piccola chiesa romanica di San Pellegrino funge da ricovero per le pecore. Proseguiamo per una strada campestre e dopo avere guadato altri piccoli torrenti in secca raggiungiamo la vecchia Cassia. 10 27Poco dopo c’è una casa cantoniera ristrutturata dove abita la signora Mimi, che si è presa a cuore i pellegrini di passaggio posizionando fuori dal cancello di casa un contenitore sempre pieno di acqua fresca. La Francigena prosegue sulla vecchia Cassia su strada asfaltata senza traffico fino alla vecchia stazione di posta di Ricorsi, un austero edificio di impianto duecentesco. Passiamo sotto la nuova Cassia e raggiungiamo la sponda sinistra del fiume Formone poco dopo mezzogiorno; luogo ideale per la sosta pranzo. Ci togliamo gli scarponi e mangiamo i nostri panini con le gambe immerse nell’acqua corrente. Una benedizione per la mia caviglia destra, sempre più gonfia nonostante l’applicazione di abbondanti strati di crema all'arnica e lunghe applicazioni serali di sacchetti di ghiaccio. Sostiamo per più di un'ora poi, a malincuore, abbandoniamo le fresche acque e ci incamminiamo per affrontare quella che si preannuncia una dura salita. Siamo a circa quattrocento metri di altezza e  Radicofani è quasi a quota ottocento. Costeggiamo il fiume lungo un sentiero fino al Podere San Giorgio dove inizia la sterrata in ripida salita che, dopo un dislivello di centoventi metri, ci riporta sull'asfalto della vecchia Cassia. Sulla strada non c’è traffico e molti tratti sono protetti. Incontriamo anche alcuni operai intenti a falciare l'erba sul percorso protetto oltre il guard rail. Sono pure io un manutentore volontario dei sentieri CAI della mia sezione e so quanto è importante tenerli puliti e sempre percorribili. Lungo la strada incontriamo una fontana, provvidenziale sia per bere sia per rinfrescarsi prima di affrontare gli ultimi chilometri di salita sotto il sole cocente. 10 30Forse è una illusione ottica o forse è la fatica, ma, davanti a me, la torre di Radicofani a volte sembra avvicinarsi e a volte allontanarsi togliendomi la speranza di arrivare. Abbandoniamo la strada asfaltata e dopo aver percorso un tratto di sterrata nel bosco sbuchiamo su una strada in salita che percorriamo contornati di prati e greggi al pascolo fino a giungere nuovamente sulla strada asfaltata e all'entrata di Radicofani. Attraversiamo il centro storico e ci rechiamo all’ostello comunale Alceo Gestri, una bella struttura pulita e accogliente. Sono le quattro del pomeriggio. Qui incontro Luca e Valentina e anche Moss, il canadese, partiti prestissimo da San Quirico, molto prima di me per evitare le ore più calde. E io che pensavo di essere stato il più mattiniero! Una bella doccia, il solito ghiaccio sulla caviglia e un po' di riposo in branda per recuperare le energie. Prima di cena alcuni di noi salgono alla rocca con la torre che domina dall'alto il paese e la campagna circostante. Non li seguo perché la caviglia mi duole, ma non rinuncio a fare un giretto per le vie del borgo. Il paese, adagiato sulla vetta di un antico vulcano, ha un aspetto austero dovuto alla pietra scura utilizzata per costruire le case, le chiese e i palazzi. Entro nelle chiese romaniche di S. Pietro Apostolo e di S. Agata dove noto la quasi totale assenza di dipinti. Sono invece presenti pregevoli terracotte invetriate della scuola di Andrea della Robbia e della bottega dei Buglioni, forse appositamente collocate sopra gli altari e ai lati delle navate per ingentilire, con i brillanti colori di quelle opere, gli interni cupi in pietra vulcanica.
Gironzolo un po’ per il paese e all’imbrunire mi dirigo al ristorante La Grotta dove ho appuntamento per cenare con gli amici di cammino. La pietra scura delle case assorbe la poca luce dei lampioni appena accesi. Si viene a creare un’atmosfera particolare che mi ricorda un illustre personaggio: quel Ghino di Tacco che, impossessatosi della rocca di Radicofani verso la fine del milleduecento, spadroneggiò nel territorio con le sue gesta di castigatore di ingiustizie e di potenti o, più semplicemente, di audace bandito dedito, con la sua banda di masnadieri, alla rapina dei viandanti. Il buio incombente unito a questi pensieri giocano un brutto scherzo alla mia fantasia e cammino con passo sempre più spedito, guardandomi attorno, preoccupato di veder sbucare da ogni angolo la minacciosa figura del leggendario brigante. Raggiungo il ristorante sano e salvo e mi concedo anche stasera un abbondante piatto di pici all’aglione e un secondo davvero prelibati. Prima di rientrare all’ostello festeggiamo Luca e Valentina che terminano a Radicofani il loro cammino, con l’impegno di rivederci presto.

Decima tappa - Fotoracconto

I numeri della tappa (soste e varianti comprese)

Punto di partenza San Quirico d'Orcia
Punto di arrivo Radicofani
Distanza 34,5 km
Durata 10h
Dislivello +1040m; -700m