LA MIA FRANCIGENA, A PIEDI DA PORRETTA A ROMA
Quarta tappa - Da San Miniato Basso a Pieve in Chianni (Gambassi Terme), sabato 13 maggio 2017
Testo e foto di Mauro Lenzi
Mi sveglio piuttosto presto. Yannick, più mattiniero di me, ha già sistemato il suo zaino ed è pronto a partire. Ci salutiamo sicuri di rivederci nel tardo pomeriggio nell’Ostello Sigerico della Pieve di Santa Maria in Chianni. Rimetto in ordine le mie cose e con calma sistemo tutto nello zaino. Lascio un donativo in portineria per l’accoglienza e alle 7.20 in punto prendo a salire per San Miniato, sovrastato da un’imponente torre fatta costruire da Federico II. Il borgo giace allungato su un crinale che domina l’Arno e per raggiungerlo occorre superare un discreto dislivello. Prima di entrare in paese giro a sinistra per Viale 24 Maggio e mi imbatto in un piccolo monumento in ferro battuto, raffigurante il tartufaio Arturo Gallerini e il suo cane “Parigi”, posato per ricordare che nella campagna Sanminiatese fu trovato il 26 ottobre del 1954 il tartufo più grande del mondo del peso di 2520 grammi. Un record di cui la Città di San Miniato può con orgoglio vantarsi.
Nel silenzio del mattino arrivo in Piazza Duomo con a lato la Cattedrale e il Palazzo Vescovile. Passo sotto un arco e mi ritrovo nella sobria ed elegante piazza del Seminario, unica e spettacolare. In Piazza Buonaparte mi concedo una sostanziosa colazione nell’omonimo caffè. Riparto che sono già le otto e mezza. Dopo un centinaio di metri imbocco in discesa i vicoli Borghizzi e Carbonaio e lascio definitivamente alle mie spalle il paese. Sono talmente concentrato sulle bellezze appena ammirate da non prestare molta attenzione ai segnali che indicano la via da percorrere. Improvvisamente sento una voce, con uno strano accento, alle mie spalle: “Signore, la Francigena è da questa parte!”. Una ragazza esile dai dolci lineamenti orientali mi segnala di aver imboccato la strada sbagliata. Conosco così Aki una, giapponese che vive in Italia da dieci anni e parla benissimo l’italiano. In sua compagnia percorro molti chilometri. Mi racconta che è venuta in Italia per apprendere l’arte del restauro e non è più ritornata in Giappone. Attualmente vive e lavora a Firenze come restauratrice di opere d’arte e ama moltissimo il suo lavoro. Si è presa un fine settimana di pausa per percorrere due tappe da San Miniato a San Giminiano e poi tornerà a Firenze. L’anno scorso, in agosto, ha percorso la Francigena fino a Roma e mi racconta dell’esperienza vissuta. Mi fornisce anche utili consigli sui luoghi in cui è meglio pernottare. Lungo il percorso incontriamo tanta gente. Sono in molti ad avere uno zainetto leggero sulle spalle e si intuisce che sono escursionisti e non pellegrini diretti a Roma. Incontriamo anche una numerosa comitiva del Gruppo Seniores del CAI di Verona. Stanno percorrendo alcune tappe della Francigena e hanno al seguito alcuni pulmini in appoggio per il trasporto dei bagagli. Sono diretti a Siena e poi devieranno per Montalcino, meta finale di un cammino che, presumo, sarà deliziato dai piaceri del palato.
Poco prima della Pieve di Coiano avverto qualche dolore ai piedi. Gli scarponi troppo nuovi mi stanno arrecando qualche problema. Giunti nei pressi della chiesa saluto Aki che da sola prosegue con passo spedito e mi fermo in un’area attrezzata con panche e fontana. Mi tolgo gli scarponi per dare aria ai piedi roventi e provvedo a rinforzare i cerotti che avevo messo sui mignoli per tamponare due piccole vesciche. La caviglia destra mi sembra un poco gonfia e così rimuovo le solette rialzate che avevo messo dentro gli scarponi. Fino a qui hanno funzionato bene, ma mi sorge il dubbio che le solette, a lungo andare, possano provocare più danni rispetto ai vantaggi reclamizzati.
Sono circa a metà della tappa odierna. Riprendo il cammino. I piedi non fanno più tanto male, solo la caviglia è un po’ sensibile ai movimenti e quindi procedo senza forzare. Mi trovo ora in un contesto rurale di grande bellezza. Il percorso è parecchio articolato e segue il crinale tra la Val d’Elsa e la Val d’Egola in un paesaggio di dolci colline quasi interamente coltivate a grano. Dopo aver attraversato la SP 46 imbocco una strada bianca bordata di cipressi, tra campi e vigneti. Superati alcuni poderi in perfetta simbiosi con il paesaggio, attraverso un’altra strada asfaltata e imbocco la strada di accesso al podere Tinti dei Mori. Passo un ponticello sul Rio Pietroso e proseguo su una pista sterrata che sale una collina interamente coltivata a vigneto. A un bivio la pista diventa strada bianca fino all’incrocio con la strada asfaltata per Gambassi Terme, poco prima di Borgoforte. Gli ultimi due chilometri prima della Pieve di Chianni sono su asfalto. Molti tratti sono messi in sicurezza e c’è poco traffico. Arrivo all’Ostello Sigerico di Santa Maria in Chianni alle tre del pomeriggio dopo aver camminato per ventisette chilometri. Sono stanco ma appagato da una tappa tanto bella. All’ostello incontro Aki, Yannick e la comitiva del CAI di Verona. Faccio amicizia anche con altri pellegrini che da qui in poi diventeranno cari compagni di cammino. Anne francese di Nimes, Aldo di Schio, Don Ettore di Padova, Luca di Venezia, ma che abita a Cortina, Sandro di Firenze e Valentina di San Vito di Cadore, tutti partiti da Lucca e Ivan di Casale Monferrato, partito da Fidenza.
Quarta tappa - Fotoracconto
I numeri della tappa (soste e varianti comprese)
Punto di partenza | San Miniato Basso |
Punto di arrivo | Pieve in Chianni (Gambassi Terme) |
Distanza | 27 km |
Durata | 7h 45m |
Dislivello | +700m; -470m |