ESCURSIONI NEI PARCHI DELL'ABRUZZO CON I FIGLI DEL GRAN SASSO E DELLA MAIELLA APPARTENENTI ALLA SEZIONE DEL CAI DI VASTO (30 maggio - 2 giugno 2015)
di Romano Mellini
Il pullman corre veloce salutando a sinistra l'azzurra distesa del mare Adriatico che occhieggia di tanto in tanto tra filari di viti e grandi paesi e a destra il susseguirsi di colli e montagne con sul crinale torri e campanili. Ecco, all'improvviso, confondersi nel cielo le affilate ed imbiancate vette di sua maestà “Gran Sasso” Che imponenza! Che stile! Comportamento regale e degno marito della vicina Maiella. Si tengono per mano tramite i monti della Laga in eterna contemplazione dell'infinito sospeso tra cielo e mare. Giunti in prossimità di Vasto, usciti dall'autostrada, ecco gli amici del C.A.I. locale venirci incontro. Saluti ed abbracci memori dell'anno precedente nella cittadina di Porretta Terme. All'ombra di una pineta, tra sabbia ed aghi, consumiamo un celere pasto impreziosito da vivande e vino portati dal presidente Francesco coadiuvato da altri componenti la sezione.
La passeggiata si snoda ora all'ombra degli alberi ed ora nei pressi del mare. Lo scoglio chiude l'orizzonte e giù in basso un trabocco s'incammina solenne tra le onde. Il tracciato di una vecchia ferrovia priva di traversine parla tristemente d'antico. Sia un’antesignana della nostra Porrettana? La sede della sezione C.A.I. di Vasto ci accoglie gioiosamente con allegri discorsi e prelibate vivande. La visita della cittadina mette in mostra antiche costruzioni, venerande chiese, e piazze dominate dall'imponente mole del castello. Un viale sospeso nel vuoto, punteggiato di bar e di ristoranti, spinge lo sguardo verso l'eternità. Accogliente è l'albergo e gentilissimi gli inservienti. Al mattino presto, dopo un'abbondante colazione, il pullman si dirige verso l'interno, verso il parco nazionale d'Abruzzo.
L'escursione si snoda in due itinerari, quello lungo ed impegnativo e quello, si fa per dire, corto e per tutti. Dopo un'ardua salita ammazza gambe e smorza respiro si raggiunge la vetta di monte Amaro di Opi. Il panorama è grandioso e spazia a trecentosessanta gradi sul parco nazionale. Dopo tanta bellezza, purtroppo, l'escursione termina, naturalmente, sotto una pioggia battente trasformata in grandine. La sera, dopo cena, il coro del C.A.I. di Vasto è venuto, accompagnato da numerosi soci, al nostro albergo. L'accoglienza e la disponibilità di queste persone è qualcosa di grande. Vengono proiettate diapositive del nostro Appennino scattate da loro l'anno scorso e diapositive delle loro magnifiche montagne. Alla fine della proiezione entra in campo il loro coro. Momenti sublimi di fratellanza e di comprensione reciproca.
Il secondo giorno, finalmente, si va ad accarezzare le nobili forme della gentil Signora, “La Maiella”. Enormi prati macchiettati di pietre e di rustiche costruzioni pastorali s'inchinano devotamente all'ardito crinale della Dea. La stradina bianca si alza dolcemente e presto si trasforma in sentiero dopo aver girato sulla sinistra. Ai bordi di una gigantesca e profonda spaccatura il fiato si mozza e gli occhi strabiliano. La nobil Signora mostra una della parti più belle e più arcane. Qui il tempo si è fermato e si ode, tendendo al massimo le orecchie, il lento salmodiare degli anacoreti guidati da Pietro da Morrone. Si scende precipitosamente lungo un viottolo e ci si ferma su di una minuscola piana a picco sul fiume sottostante. Dall'altra parte del torrente si alza una parete rocciosa che ad una determinata altezza sporge all'infuori a mo’ di tettoia. Una minuscola chiesetta è stata scavata nel vivo sasso ed in esso si cela. Si scorgono le finestrelle intagliate nella pietra ed un cortiletto dietro ad un muro. Varcato il fiume su di un ponte naturale, tramite scalini irregolari intagliati nella roccia si raggiunge il tempietto. Il futuro papa Celestino quinto nel quattordicesimo secolo, in questo luogo fuori dal mondo e circondato da orride bellezze, entrava in contatto con “l'etterno Consiglio”. Evidentemente non servivano lussuosi appartamenti o spettacolari cattedrali. Un tocco di campanella suonata da uno di noi ci ha trasportato in quel mondo remoto e lontano. Sul minuscolo altare una statua di San Bartolomeo con un coltello in una mano e la pelle scuoiata nell'altra. Ritornati sui nostri passi e risalita l'alta sponda abbiamo ripreso la strada bianca immersa nei prati verdi. Attraversato un piccolissimo e graziosissimo villaggio ci siamo affacciati nell'orrido dell'Orfento. Laggiù, sotto di noi centinaia di metri, corre il fiume nascosto da un fitto bosco. Il sentiero, a lunghi tratti ghiaioso, corre in diagonale con rocce sopra alla nostra testa e rocce grandiose sotto.
La faccia austera della Maiella ci tiene sotto controllo dall'alto con la fronte nelle nuvole. Si raggiunge, infine, il torrente che rotola verso il basso con mulinelli e cascatelle. Il sentiero avanza parallelo sulla sponda destra con leggeri saliscendi. Alcuni ponti consentono l'attraversamento e permettono di osservare pareti rocciose sospese, quasi per incanto, a metà montagna. Gli escursionisti denunciano momenti di stanchezza ma Francesco, presidente C.A.I. Vasto, insiste di continuare e spendere gli ultimi spiccioli di energia di fronte ad uno spettacolo grandioso. Il corso del fiume si restringe ed è quasi nascosto da cornicioni sovrastanti di roccia. Il giorno lascia il posto ad una semioscurità che ci sospinge in un girone dantesco pieno di mistero. Sono, forse, le parti nascoste della regale signora? Un'erta salita ci conduce al civettuolo paese di Caramanico, sede del centro visite del parco e di un simpatico museo. Costeggiando un allevamento di lontre giungiamo, infine, al pullman.
La mattina del dì seguente, dopo aver salutato il presidente Francesco, partiamo alla volta dell'augusto marito della Maiella: il Gran Sasso d'Italia. Attraversato il tunnel dei famosi “Neutrini”, il pullman inizia ad arrancare sulle pendici di erbose praterie. Profondi valloni si susseguono e vanno a morire nel fondo valle. Finalmente arriviamo a Campo Imperatore e guardiamo ammirati lo spettacolo. Di fronte a noi, appollaiato su di un aereo crinale, svetta il rifugio Duca degli Abruzzi, del C.A.I. di Roma, la nostra meta. Alcuni di noi preferiscono l'impervio sentiero che s'inerpica a zig zag sulla parete scoscesa e si dirige direttamente all'aerea costruzione.
Altri optano per un sentiero in leggera salita adagiato sul fianco della montagna che in alcuni tratti presenta piccolissimi nevai. La visione è celestiale. Appena varcato un crinale la triplice vetta del Gran Sasso appare in tutta la sua bellezza. Ora alcune nebbioline accarezzano la sua fronte ed ora la montagna se ne sbarazza velocemente. Profonda visione del creato. La vera immagine del Dio signore degli Appennini. Un'aerea cresta ci riporta nel versante di Campo Imperatore che giace laggiù in basso nella nebbiolina. Scuri nuvoloni salgono dalla parte del mare accompagnati dal rombo del tuono. Ed eccoci accanto al rifugio gremito di escursionisti. L'incombente tempesta ci consiglia di scendere velocemente verso il pullman. Un'ultima visita alla camera da letto che già vide prigioniero Mussolini e giù, diretti alla visione della marina.
Arrivederci Gran Sasso, arrivederci Maiella ed arrivederci a presto accogliente sezione C.A.I. di Vasto. Grazie di vero cuore. Grazie mille d'averci donato attimi di vera amicizia condita di bellezza che terremo sempre con noi.
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