Gita CAI - Domenica 26 Luglio 2015
DA SANTUARIO A SANTUARIO "DEL FAGGIO"
Accarezzando di lontano la cascata dell'Acqua Caduta poi Pian dello Stellaio, Monte Toccacielo, Monte Pianaccetto, Monte Tresca, Rifugio di Monte Cavallo, Tresana e Santuario della Madonna del Faggio.
di Romano Mellini
“Santa Maria nostra, ora pro nobis” cantavano i fedeli di Castelluccio, nei tempi passati mentre si recavano in pellegrinaggio al Santuario della Madonna del Faggio posto alla confluenza del rio della Madonna col rio Baricello in una gola selvaggia. Nel versate opposto, distante in linea d'aria poche centinaia di metri, gli abitanti di Monteacuto rispondevano “è vostra quanto è nostra, ora pro nobis”. Ancora oggi tra i rumori delle automobili ed il sussurrare di un leggero venticello, par di sentire l'eco di questa strana preghiera carica, soprattutto, di campanilismo ingenuo.
Lasciata l'auto in un piccolo parcheggio, assieme agli amici del CAI di Pescia, ci avviamo lungo una stradina bianca che in leggero saliscendi porta al Santuario. I faggi ci tengono per mano e l'azzurro del cielo traspare, in alto, sugli aerei crinali. Un piccolo ponticello ci porta direttamente al sacro edificio impregnato di misticismo e di spiritualità. L'interno è ancora vuoto seppure illuminato per l'incipiente festa. E', forse, l'attimo fuggente del contatto con l'eterno e l'infinito.
S'imbocca il sentiero sulla destra che inizia ad arrampicarsi lungo l'impervia pendice della montagna in una strettissima valle. Alcuni tratti leggermente pianeggianti regalano un agognato sollievo. Profondi fossati precipitano verso il basso scomparendo nella penombra mattutina. Ancora faggi sospesi nel pendio aumentano il verde che sfuma, lassù, in alto. Ecco che il sentiero prende a salire decisamente arrivando ad uno splendido affaccio sulla cascata dell'Acqua Caduta che s'inabissa nella forra scoscesa. Peccato che la penuria dell'acqua diminuisca la bellezza dello spettacolo. Alcuni escursionisti del CAI di Pescia, comunque, deviano per un piccolo sentiero che porta alla base della cascata per gustare al meglio la suggestione della natura.
Si continua a salire percorrendo piccoli tornanti incontrando, caso strano tenuto conto della grande siccità del momento, passaggi fangosi. Finalmente la salita si fa più lieve e l'azzurro del cielo compare dietro alla cima degli ultimi faggi. Ci accoglie un prato erboso posto a cavallo tra la valle del Reno e del Silla dal nome altamente poetico “Pian dello Stellaio”. Una piccola sosta ritempra lo spirito e le forze, accompagnata da un minuscolo spuntino.
Si continua a salire ed in breve raggiungiamo un viottolo quasi pianeggiante, ora a picco sul Randaragna, affluente del Reno ed ora a picco sul Silla. Affacci, purtroppo radi, consentono ampie vedute sulle onde appenniniche che si perdono nel pistoiese e nel fiorentino. Peccato che i balzi dell'ora, il Corno alle Scale ed il picco dello Spigolino, protagonisti di una prossima escursione cogli amici di Pescia, rimangano nascosti dalla lussureggiante vegetazione. La valle del torrente Randaragna, invece, sottolinea un mondo aspro e selvaggio punteggiato dalle case del borgo di Casa Calistri e di Casa Trogoni. Le gobbe del monte Toccacielo, Pianaccetto e Tresca conducono dopo un'accentuata discesa alla strada bianca che porta, immediatamente, al rifugio di Monte Cavallo. Sulla sinistra, ecco, laggiù nel fondo valle Porretta, Silla, le colline di Riola, di Vergato ed i massicci di monte Vigese, di Montovolo, monte sacro fin dai tempi etruschi (altare della dea Pale della pastorizia) su cui, attualmente, sorge un altro celebre santuario a Maria Visitatrice e Cantaglia. All'orizzonte il monte Salvaro ed infine Monte Sole impediscono la visione del santuario di San Luca sopra a Bologna.
Il pasto viene consumato agli inizi della strada bianca per Granaglione. Per finire, visitiamo il bivacco del rifugio di Monte Cavallo, recentemente imbiancato al suo interno. Ritorniamo sui nostri passi, alla nostra destra la profonda valle del rio Maggiore ed il monte di Granaglione e dei Boschi. Una strada ghiaiata, in discesa, ci porta al valico tra il Monte Piella ed il Monte Tresca. Pieghiamo a sinistra per il sentiero 107, per poi imboccare poco dopo a destra il sentiero 147 ombreggiato, all'inizio, da faggi, poi da castagni. Essiccatoi in rovina raccontano la vita di stenti e di fame degli antichi montanari.
All'improvviso una super meraviglia: la borgata di Tresana. Case ristrutturate a sasso a vista come, probabilmente, erano nei secoli passati e centinaia di ortensie in ogni spiraglio. Luogo paradisiaco rinfrescato da varie sorgenti. L'eden? Pochi passi ancora ed ancora con negli occhi la bellezza, prendiamo commiato dagli amici di Pescia con la solenne promessa d'incontrarli il prossimo anno durante la nostra visita della Svizzera Pesciatina. Grazie di essere stati con noi e della bella giornata trascorsa assieme sulle nostre meravigliose montagne.
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