RICORDI DEL SASSETO
CURIOSE RIMEMBRANZE DI UN MITICO PERSONAGGIO "EX RIFIGIO DEL SASSETO" SUL CORNO ALLE SCALE
di Romano Mellini
Sono il fratello maggiore della Lorenza, tenuto conto che sono “Caino” da molti più anni ed ho, purtroppo un piede e mezzo per non dire tutti e due nella fossa. All'epoca ho preferito insediarmi in un luogo molto diverso da lei. Osservo l'alto crinale appenninico rivestito di rocce e di erba. Sento sopra di me il peso di punta Sofia alleggerita, in un certo qual modo, dalla grande Croce metallica che ha l'onore di augurare il buon giorno all'Emilia ed alla Toscana quando “Frate Sole” spunta dalle brume adriatiche. Guardo con ammirazione il sentiero che mi sfiora e sale al passo dello Strofinatoio. Non ho mai visto il lago Scaffaiolo e tuttavia l'aguzza sagoma del Cupolino mi ha gridato da lontano la presenza un giorno assai remoto del poeta Boccaccio, giunto sulle rive dello specchio d'acqua. Dopo aver lanciato una pietra nel laghetto si è scatenata una tremenda tempesta con forte vento che ha piegato le alte cime degli alberi. Le alte cime degli alberi? Ho aggiunto io. Oh Tempora oh Mores! Mah! La punta aguzza dello Spigolino, Cima Tauffi, il Libro Aperto ed il Cimone chiudono il magico panorama verso nord–ovest traboccante di bellezza e di mistero. Molto spesso il vento mi ha schiaffeggiato ed un tenero sole estivo mi ha accarezzato guardando, giù in basso, le pecore erranti sui declivi. Ho molti ricordi dei miei visitatori, in modo particolare, quando punto l'attenzione sul mese di Novembre di una ventina di anni fa. Il gruppo Escursionisti del Dopo Lavoro Ferroviario di Bologna, composto da una ventina di persone, venne un sabato sera tra le mie braccia in compagnia di abbondante cibo e, soprattutto, bottiglie di ottimo vino. L'acqua del bagno, sembra strano che io possedessi un bagno con l'acqua, era stata chiusa prudentemente dai responsabili del C.A.I. di Porretta con l'obbligo che restasse chiusa per evitare spiacevoli inconvenienti di tubi rotti e quindi faticosi e costosi lavori di restauro. Si poteva aprire solo l'acqua del rubinetto di cucina. Il getto della fontanella esterna doveva restare funzionante per tutto l'inverno onde evitare che l'impianto gelasse. Fuori, nella notte, tirava una fredda tramontana e le signore, prima di andare a letto al piano superiore, si recavano, si capisce, al bagno ecologico. Il tempo impiegato per farsi toeletta e svolgere le necessità del caso era di pochi secondi. Occupati i letti del piano superiore, due di loro dovettero stendersi alla meglio in cucina su due panche. Per tutta la notte, il vento, incuneandosi nei fori della serratura del portone, ha suonato l'organo, musica celestiale anche se composta da sole poche note. Musica profonda della montagna con molta dimestichezza con l'Eterno e con l'Infinito in onore dei caduti della montagna stessa. Al mattino, tutti i componenti della brigata erano usciti felici e contenti chiudendo, senza rendersene conto, anche la saracinesca del rubinetto esterno. Il responsabile del C.A.I., fidandosi poco dell'operato degli escursionisti di Bologna, venne alcuni giorni dopo, ad ispezionare che tutto fosse in regola. Quando s'accorse della totale chiusura dell'acqua molto si adirò prevedendo la rottura di un pezzo di tubo. Dovette rompere un tratto del lastricato esterno e togliere con una trivella il ghiaccio dal tubo esclamando “questo attrezzo lo infilerei dove dico io a quegli escursionisti da strapazzo”. Dovetti sorridere tra me e me. Ricordo anche quel giorno in cui il responsabile dei boy scout, di professione ingegnere, voleva accendere la stufa economica mettendo la legna nel forno utilizzato per scaldare le vivande anziché nell'apposito luogo predisposto a tale scopo. I ricordi piacevoli riempirebbero un libro e quelli tristi sono sotto gli occhi di tutti. Meravigliosi quei tempi in cui salivano tutt'attorno ai miei muri torme di escursionisti che, dopo aver assistito alla santa Messa, pranzavano sugli appositi tavolini o seduti sui sassi circostanti con le vivande preparate in loco dalla sezione C.A.I. Alto Appennino Bolognese. Anche oggi, 2 agosto 2015, la Messa è stata celebrata ed il canto finale avrebbe dovuto essere un De Profundis. I miei muri sbrecciati ed offesi dalle intemperie non parlano più alle vette circostanti. L'acqua, saracinesca a parte, non sgorga più dalla fontanella e tutto parla di abbandono e di miseria. Solo i ricordi dei tempi felici sono rimasti tra queste pietre cadenti. Spero ancora nell'alba di un giorno migliore in cui possa rivedere escursionisti festanti e possa accoglierli tra mie braccia sane e robuste: Desidererei ancora ascoltare il suono sfumato nell'Eterno del vento nella mia serratura. Che tristezza! Che desolazione! Auguro alla mia sorellina Lorenza di restare per lungo tempo padrona assoluta dello foresta dell'Acquerino e di godere dello spettacolo naturale per tantissimi anni. Spero ardentemente che venga cancellato questo pessimo periodo e possa ancora interloquire con rinnovato vigore con le cime circostanti e con la Croce metallica che dà contemporaneamente il buon giorno all'Emilia ed alla Toscana e prego la suddetta Croce affinché venga una valida man dal cielo e in più spirabil aere pietosa mi trasporti. Non oso dire ad sidera né tanto meno ad maiora ma ad una esistenza semplice e felice.