I VECCHI MULINI DELLA VALLE DEL RANDARAGNA A CASA CALISTRI
Il racconto dell'escursione fatta il 7 luglio 2018 dal Gruppo "Happy Snails" del CAI Alto Appennino Bolognese di Porretta Terme.
di Romano Mellini
L'escursione inizia davanti alla Pro loco di Casa Calistri. Una mulattiera, ancora in buone condizioni, scende, in pochi minuti, alla borgata di Casa Roversi. Un centinaio di metri a sinistra inizia il sentiero, in discesa, all'ombra di una foresta amazzonica. Una Verginina, raffigurante la Madonna con Bambino, ci saluta e, poco dopo, il sentiero si divide in due, uno che conduce al mulino di Taruffi ed uno al mulino del Catino. Continuiamo su quello del Catino, l'antica strada che univa nel passato Casa Roversi a Casa Boni. Il torrente Randaragna, poco sotto, canta la stessa canzone da migliaia di anni. Il tempo si è fermato pur trascorrendo. Un breve tragitto ed eccoci arrivati alla cascata con sulla destra i ruderi del mulino. Visione fiabesca piena di fascino. L'acqua precipita da un muraglione naturale alto una decina di metri formato da blocchi di pietra lavorati da mani gigantesche. Una pozza limpidissima, simile ad un catino, ecco il nome del mulino, raccoglie il getto. Ad occhi aperti, ci si illude di scorgere schiere di gnomi, i Mei, nuotare beatamente sotto lo sguardo materno di Venere che si specchia maliziosamente. I ruderi del mulino ci riportano alla realtà immaginando numerosi uomini che portano sulle spalle sacchi di macinato, a volte pesanti un quintale, mentre arrancano lungo l'impervio sentiero. Era forza? No! Necessità. Ancora estasiati ritorniamo sui nostri passi fino al bivio e l'imbocchiamo fino a raggiungere, in una manciata di metri, un bottaccio semidistrutto e semisepolto tra l'edera e la vitalba: il mulino di Taruffi. Requiem aeternam! Costernati, raggiungiamo la strada asfaltata e ci dirigiamo verso il nucleo di Casa Roversi. Attraversato il ponte sul rio Randaragna, scendiamo sul sottostante prato in ammirazione del mulino di Marco. E' una meraviglia, ristrutturato e adibito ad abitazione. Risaliti sulla strada avanziamo per un breve tratto fino a imboccare, sulla sinistra, il sentiero C.A.I. 153, l'antica mulattiera che univa Casa Roversi a Casa Trogoni. Il sentiero s’inerpica nel folto del bosco e scavalca profondi fossati pieni di mistero e di magia. Una Verginina rappresentante la Madonna di San Luca con Gesù Bambino, restaurata nel 2004, ci regala un piccolissimo riposo prima di entrare nel borgo di Casa Trogoni: la piazzetta, alcune case ben ristrutturate ed un panorama invidiabile su tutta la valle. Pieni di ammirazione, prendiamo la strada bianca per Casa Lazzaroni. Ecco a destra, sulla base di un vecchio castagno, strani bitorzoli rassomiglianti ad una faccia con a lato del rustico naso due occhi finti: un Meo? Continuiamo fino a raggiungere il borgo di Casa Moschini, la solitaria abitazione Poggioli e finalmente il sentiero che scende al mulino di Nazzareno. All'inizio il viottolo procede in modo agile, attraversa un fosso e, sulla destra, si stacca con una deviazione che si lancia nel vuoto. Cespugli ed alberi cresciuti su roccioni a picco sul rio aumentano un certo timore. Alcuni gradini facilitano la discesa protetta da rudimentali corrimano di legno. Che visione! Che spettacolo! Ovunque grandiosi lastroni rendono l'ambiente tetro e misterioso. Una cascata alta una quindicina di metri precipita in un laghetto circolare colmo d'acqua limpidissima. Sulla sinistra del fiume si staglia la sagoma del mulino di Nazzareno, mal ridotto ma ancora in piedi. Il fabbricato è appiccicato alle rocce e guarda dall'alto di alcuni piani la scena. A bocca aperta osserviamo l'antro oscuro da cui usciva l'acqua dopo la macinatura. Anche qui, come nel mulino del Catino, ninfe, sirene e mei sguazzano al mattino presto nella pozza colma di liquido trasparente. Risaliamo al precedente sentiero e costeggiamo il fiume osservando, dall'altra parte, la gora ed il bottaccio sospesi nel vuoto. Sottolineiamo la bravura degli antichi costruttori incuranti delle vertigini e del baratro. Raggiunta la strada, attraversiamo Casa Lazzaroni e dopo mezz'oretta arriviamo a Casa Calistri, proprio davanti alla Pro Loco. Tutti i salmi finiscono in gloria, così la camminata termina con aperitivo, polenta e salsiccia a volontà e per finire frutta, dolce, caffè e ammazzacaffè. Grazie Pro Loco, grazie mulini, grazie torrente Randaragna e grazie camminatori d'aver nuotato, in maniera figurata, nella bellezza, nella storia e nel D.N.A. dei nostri antenati. Alla prossima.
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