Gruppo CAI "HAPPY SNAILS - LUMACHE MA NON TROPPO"
29 maggio 2018 - Escursione cittadina a Mantova.
di Romano Mellini
“Mantua me genuit" (maestro Virgilio). "Fer la città sovra quell'ossa morte (l'indovina Manto, figlia dell'indovino Tiresia, morta nel fango su cui sorse la città di Mantova) / e per colei che 'l loco prima elesse, / Mantua l'appellar sanz'altra sorte." (scolaro Dante). Noi poveri semianalfabeti, appena usciti dalla stazione, ci troviamo immersi in un'atmosfera mista di sacro e di profano. Venti minuti di “pedibus calcantibus” e ci troviamo al Palazzo Te. Magnifico palazzo rinascimentale creato da insigni artisti per i passatempi dell'altolocata famiglia dei Gonzaga. Stupende stanze affrescate si susseguono, inizialmente quella del sole e della luna, che reca al centro del soffitto la raffigurazione del Dio Apollo seminudo. Seguono la sala dei cavalli, ancora estasiati dalla visione dei pranzi cinquecenteschi lì avvenuti e la vicina stanza di Psiche e Amore colma di figure cariche di sensualità ed erotismo. Questo luogo è stato, sicuramente, testimone degli incontri amorosi tra il duca Federico II Gonzaga e Isabella Boschetti, sua amante. Questi incontri sono così spinti che Venere, dea della bellezza, rimprovera aspramente Psiche (la Boschetti) per il suo comportamento. Usciti dalla camera di Psiche e Amore, si attraversa la loggia di Davide e, poco dopo, si entra nella sala dei Giganti, raffigurati mentre distruggono le montagne, le colonne delle abitazioni e tutto quanto capita loro tra le mani. Nella semioscurità i colori fanno risaltare quest'opera catastrofica. I disegni del pavimento continuano, come per magia, sulle pareti e sulla volta del soffitto. La figura grandiosa di Giove, adirato, li riprende aspramente. Al centro del soffitto troneggia l'Olimpo. La caducità umana? La visione è così travolgente che ci sentiamo presi anche noi dalla terribile scena. Attraversiamo altre sale e usciamo all'aperto. Dopo un panino mangiato all'ombra di rigogliose piante, proseguiamo la visita. Ammiriamo dall'esterno la casa di Andrea Mantegna e dopo venti minuti circa giungiamo il centro della città medioevale e risorgimentale. Piazza Mantegna, piazza delle Erbe, piazza Broletto e piazza Sordello. Sulla destra di piazza Mantegna, un paio di metri sotto la piazza stessa, si eleva la Rotonda di San Lorenzo, voluta dalla contessa Matilde di Canossa, risalente al 1082. Tempio circolare su due piani che, secondo la tradizione, sarebbe la chiesa più vecchia di Mantova. Poco oltre, vediamo l'esterno del palazzo del Broletto. Passati sotto il Voltone di S. Pietro, entriamo in piazza Sordello. Sulla destra si erge il magnifico palazzo ducale e accanto il castello di San Giorgio in cui entriamo. Raggiungiamo la camera degli Sposi, affrescata da Andrea Mantegna. Personaggi dell'epoca riempiono le pareti e sul soffitto si apre un grandioso sfondo prospettico. Un cielo annuvolato guarda dall'alto una schiera di angioletti seduti tutt'attorno alla finta cornice circolare. Al termine della visita, entriamo nel palazzo ducale, caratterizzato da ampi corridoi e vaste sale splendidamente affrescati. La grandiosa sala degli Arcieri contiene una tela di Rubens del 1605 raffigurante la famiglia Gonzaga in adorazione della Trinità. Estasiati, torniamo in piazza Mantegna ed entriamo nella stupenda basilica di Sant'Andrea. La monumentale facciata è opera di Leon Battista Alberti e la cupola dello Iuvarra. Magnifici altari si susseguono sia nella navata sinistra e sia nella navata destra. Al centro del transetto, una balaustra ottagonale racchiude una lapide, anch'essa ottagonale, sotto la quale si cela la cripta in cui è conservata la reliquia del preziosissimo sangue di Cristo, portata a Mantova da Longino, il soldato romano che infilò nel costato di Cristo la sua lancia. Poco dopo il sacrilego gesto, Longino si pentì fino ad arrivare alla santificazione. Nel primo altare alla sinistra dell'ingresso, si trova la tomba di Andrea Mantegna. Ci fermiamo in mistico raccoglimento. Prima di uscire dalla basilica sussurriamo al grandissimo artista: “Siamo di Porretta dove Tu, al seguito del cardinale Gonzaga, facesti le cure termali. Orgogliosi di averti avuto nella nostra cittadina ti salutiamo familiarmente. Ciao Andrea”. Ultimata la visita, torniamo alla stazione ferroviaria con Mantova nel cuore.