I QUATTRO MULINI DEL RIO MAGGIORE
Escursione fatta il 14 aprile 2018 dal Gruppo "Happy Snails" del CAI Alto Appennino Bolognese di Porretta Terme assieme al Gruppo Escursionisti del D.L.F. di Bologna

di Romano Mellini

Dalla piazza della stazione, si attraversa piazza della Libertà, si percorre il ponte dei Sospiri sul Rio Maggiore e lungo via Falcone si esce da Porretta. Si accarezzano i ruderi delle Terme alte, l'ex laghetto e si segue il segnale C.A.I. 107. La strada asfaltata continua per poche decine di metri in simbiosi col rio Maggiore, osservando alcune cascatelle precipitare dalle briglie in muratura. Allorquando la strada svolta a sinistra s'imbocca il sentiero in salita. Si riattraversa la strada asfaltata e si continua lungo il sentiero fino ad incontrare, ben presto, la medesima strada proseguendo su di essa per un centinaio di metri fino al bivio, sulla destra, per Caprera. Qualche decina di metri ed ecco le abitazioni di Caprera, oltrepassate le quali la strada diventa bianca, immersa nella boscaglia ed in leggera discesa. Presto si ode il rumore del torrente rompere il silenzio e si arriva al ponte che lo attraversa. Ruderi Mulino PalaredaProprio sotto di esso si intravedono, seminascoste dalla vegetazione, le rovine del mulino di Palareda. I muri mezzo diroccati dell'abitazione sono abbracciati dai rovi e dalla vitalba. Quello che una volta era il bottaccio inizia ai piedi del ponte ed è separato dal rio da un possente muraglione. Una strega cattiva ha fermato il tempo tramutando con un colpo di bacchetta magica i campi circostanti in boscaglia ed imbalsamando in ricordi il brusio dei contadini coi loro barrocci carichi di cereali e di castagne secche e l'alacre lavoro dei mugnai. Due piante alte una cinquantina di metri osservano la scena attuale rimpiangendo i tempi migliori. Il Rio Maggiore, proveniente da una scenografica cascata a monte del ponte, continua il suo corso indifferente della fine di un periodo, nonostante tutto, felice. Il mulino è stato abbandonato al suo triste destino nelle prime decadi della seconda metà del 900. Ponte sopra Mulino PalaredaPercorso il ponte ci si trova al cospetto di un minuscolo oratorio contenente l'immagine di una Madonna protettrice, un tempo, del sottostante mulino. Oltrepassato il ponte, la strada inizia a salire in maniera decisa tra campi colonizzati dal bosco fino a scorgere, sulla  destra, la punta del campanile della chiesa di Capugnano. Ancora ardua erta fino a svoltare a sinistra nei pressi di un baraccone, poi a destra arrivando, così, al piccolo borgo di Casa Ianni. Alla prima casa del borgo si gira a sinistra, sbucando in una piccola piazzetta chiusa da una chiesina. Si gira a sinistra, sempre seguendo il sentiero 107. Ben presto si ritorna nel bosco fino ad arrivare al fosso Merlandoni, su cui giace lo scheletro di un magnifico ponticello in muratura, chiuso al transito pedonale. Il sentiero, sufficientemente largo scende in una decina di metri al piccolo corso d'acqua, lo guada e risale dalla parte opposta affrontando una decisa salita fino a raggiungere un bivio poco sotto al borgo delle Croci. La strada di sinistra scende al mulino di Capugnano, oggi escluso per motivo di tempi, la strada di destra sale al borgo delle Croci in un minuto. Eccoci davanti ad una casa ben ristrutturata che mostra sulla facciata una lapide che recita: “ Qui fra i suoi monti arrisi di tanta pace, ebbe nascimento il 4 luglio 1823 e il giorno dopo fu battezzato nella parrocchia di San Michele Arcangelo di Capugnano Giuseppe Marconi, cui torna purissima gloria aver dato i natali a Guglielmo Marconi, il genio che di sé e delle sue intuizioni profonde onora patria, scienza e civiltà la quale dalla parola per lui trasmessa, una e molteplice nell'universo mondo, auspica all'opera missionaria s'affretti al fatidico giorno un solo ovile sotto un solo pastore. Gli abitanti di Capugnano lieti di fasti così gloriosi, ad iniziativa del parroco Don Odilio Calzolari posero  l'anno 1935”. .Dopo alcuni minuti di meditazione si continua lungo il borgo arrivando, in breve, alla strada principale Porretta – Capugnano - Borgo Capanne. A questo punto si saluta il sentiero 107 fin qui seguito e si imbocca la strada a sinistra, in leggera discesa. Si incontrano la località Camparenda ed il ponte sul rio Maggiore e di fronte ad esso il mulino di Granaglione, posto sulla destra del fiume. Prima di attraversare il ponte si osserva attentamente il bottaccio vuoto, il fabbricato del mulino congiunto ad una abitazione ben ristrutturata e successivamente ingrandita. Il complesso è ubicato in una posizione eccezionale dove il monte  Piella è diviso dal monte di Granaglione dallo stretto ed impetuoso scorrere del rio. Ambedue le montagne erano ricoperte fino agli anni settanta da prolifici castagneti ed oggi divenuti macchie tenebrose ed impenetrabili. Il mulino, già esistente nel 1392, ha cessato la propria attività nel 1972. Nei secoli passati apparteneva per metà al Comune e per metà alla Pieve di Succida (Borgo Capanne). Nell'ottocento passò alla famiglia Guccini già molto impegnata nell'arte molitoria da Silla a Pavana. Successivamente fu acquistato dalla famiglia Daldi delle Croci di Capugnano, originaria di Stagno. Fino al 1925 il mulino funzionò in maniera tradizionale con la ruota orizzontale a catini. Successivamente fu installata una turbina per sfruttare al meglio la forza delle acque. Di fronte al mulino, sulla sponda sinistra del rio, si trova una sorgente solforosa raggiungibile tramite un sentiero, oggi impraticabile, scavato nella roccia per alcune decine di metri. L'acqua puzzola, così chiamata localmente, scaturisce all'interno di una piccola grotta sostenuta all'esterno, da un muricciolo. Che posizione! Sembra l'antro di una strega abitato da folletti. Che veduta si ha da questo strano posto del complesso molitorio! Il muro del bottaccio è pensile sul fiume e poco più a monte si trova la canalina. Dal mulino di Granaglione si raggiunge l'ultimo mulino appartenente al rio Maggiore, posto sulla sua sinistra: il mulino dei Pipistrelli. Mai nome fu più appropriato di questo. Accanto al fabbricato abitato del mulino di Granaglione, inizia una mulattiera infrascata in leggera salita che s'inoltra nel bosco diventando, ben presto, pianeggiante. In basso, le acque del torrente cantano sinistramente tra enormi massi. Sia la parete scoscesa del monte di Granaglione  sia la parete del monte Piella presentano scogli perpendicolari, striati da scanalature naturali coronate, in alto, da superbe piante sospese nel vuoto. Poche decine di metri separano i precipizi delle due montagne. Un vero e proprio canyon scavato nei millenni  dal rio Maggiore. Un centinaio di metri e la mulattiera viene interrotta da piccole frane. Per proseguire è necessario scendere sul letto del fiume dopo averlo raggiunto affrontando il pendio di un fosso lungo un paio di metri, da guadare saltellando da un sasso ad un altro. Oggi è impossibile per l'enorme quantità d'acqua nel torrente, causa lo scioglimento della neve. Ponte mulino dei PipistrelliEcco davanti a noi l'arco di un ponte in perfette condizioni che evidenzia la bravura e la competenza degli antichi costruttori. Il tempo ha rovinato solamente il piano del passaggio pedonale. L'atmosfera diventa irreale e carica di magia. Purtroppo, solo con la fantasia si può immaginare quello che si trova dopo il ponticello. Paghi di tanto sogno, ritorniamo sulla strada asfaltata ed arriviamo in venti minuti al ”Parco sperimentale didattico del castagno”. Diamo un'occhiata dal di fuori e proseguiamo per Varano e la Vettica. Qui giunti lasciamo la strada per Poggio ed imbocchiamo la strada in salita per la Serra. Una signora ci apre l'oratorio dedicato alla nascita della Madonna e, dopo la visita, in breve tempo, raggiungiamo un campo sportivo. Abbandoniamo la carrozzabile e sfiorando la sede della Pro Loco arriviamo al ristorante. Alcuni pranzano a picnic, altri seduti comodamente nella veranda davanti al ristorante stesso. Dopo mangiato si ritorna alla Serra e davanti all'oratorio giriamo, in salita, a destra. Attraversiamo il piccolo borgo e scendiamo a Poggio dove imbocchiamo il sentiero 103. Mezz'ora ed eccoci a Madognana.. Che panorama su Porretta e la valle del Reno si gode affacciati ai bordi di un roccione alla fine di un castagneto. Si ritorna al piccolo borgo di Madognana, si svolta a destra, e, dopo un centinaio di metri, si raggiunge la mulattiera chiamata “Costa”. Pochi minuti e giriamo a sinistra raggiungendo il monte della Croce. Visione aerea su piazza della Libertà, sulla chiesa parrocchiale e su via Mazzini. Scendiamo lungo una mulattiera nell'antico parco delle terme e raggiungiamo il laghetto vuoto e la piazza della Libertà. Saluti e baci e...alla prossima.