PASQUETTA 2017
Tradizionale gita della merendina con il CAI
di Romano Mellini
foto di Mauro Lenzi e Teresa Peri
La mattina della Pasquetta al Bus dla Jacma non preannuncia nulla di buono. Densi nuvoloni scendono dal crinale in lotta col sole nascente. La partenza per Castel di Casio avviene, comunque, alle 8.15 come da programma. Lungo la strada, squarci di sereno aumentano a vista d'occhio, conquistando ben presto tutto il cielo.
Dopo circa mezz'ora ci troviamo all'ombra della torre medioevale, semidistrutta longitudinalmente, unico resto dell'antico castello. Terra di confine tra Bologna e Pistoia, Castel di Casio fece gola a Matilde di Canossa nel 1046 e ai Conti Alberti di Prato e Mangona. Nel 1303 il castello fu occupato dal bandito Muzzone, amico di Firenze e nel 1306 dai conti di Panico. Nel 1351 passò l'Oleggio, signore di Bologna che vi lasciò un segno negativo e nel 1359 passò, pure, la moglie dell'imperatore Carlo IV.
Bologna, nel 1246, spostò da Vigo a Castel di Casio il Capitanato della Montagna che vi rimase fino al 1447, anno in cui fu definitivamente dislocato a Vergato. Purtroppo la montagna, a quell'epoca, era piena di banditi ed i Capitani condannavano i malfattori alla pena capitale. La morte mediante il capestro e più raramente la scure, era in certi casi preceduta dalla fustigazione e dalla berlina, alla quale veniva esposto il condannato, fatto transitare verso luogo del supplizio a cavallo di un asino con il viso rivolto verso la coda dell'animale (Arturo Palmieri).
Alle nove in punto si parte in gruppo per via Giordani e poi via degli Alberghi, lungo il sentiero 167A. Salutate alcune case, il viottolo si inerpica sul fianco della montagna intercalandosi con la strada asfaltata. Un quarto d'ora dalla partenza ed arriviamo in località Cerè, con bizzarre costruzioni in legno forse destinate a giochi per bambini. Scesi sulla carrozzabile, la percorriamo in salita per una ventina di minuti toccando la località Pianacci, tre o quattro case sparpagliate in parte tra i prati e in parte tra la boscaglia. Si procede per sentiero giungendo, di nuovo, alla strada asfaltata e poco dopo alla località La Ca'. Sulla destra imbocchiamo una mulattiera che accorcia molti tornanti e sale fino a Cisola dopo aver attraversato, naturalmente, l'asfalto. Di nuovo, sulla destra, una mulattiera ci porta, in pochi minuti a Casone degli Arrighi, una casa sulla strada diretta a Marzolara. Ancora un breve attimo di tempo ed eccoci alla Serra, valico tra Reno e Limentra orientale.
Che spettacolo! Sua maestà il Corno alle Scale domina il paesaggio salutando la Nuda, monte Cavallo, il monte Piella e monte Belvedere. Porretta giace sul fondo valle rivestendo il ruolo di reginetta. Verso sud–ovest la ridente collina di Borgo Capanne con la pieve di Succida, il monte di Granaglione e la stretta forra percorsa dal Reno a stretto contatto col monte delle Casette e monte Pidocchina. Poco a sinistra brilla l'invaso di Pavana con il monte di Badi che occhieggia col più vasto bacino di Suviana. Ad ovest i verdi declivi di Castelluccio, Capugnano e, più lontano, quelli di Lizzano, Vidiciatico, Gaggio e Bombiana. A est la smagliante collina su cui giacciono Bargi, Baigno e Stagno, dal passato longobardo, dominati dalla mole del monte Calvi. Chiude a nord l'eterea visione di Camugnano, Vigo, il massiccio di monte Vigese ed il sacro monte di Montovolo.
Con la bellezza negli occhi e la sensazione di navigare nell'infinito, procediamo a destra sulla strada asfaltata che ricalca il sentiero 167 verso nord. Il percorso si svolge sul crinale tra Reno e Limentra. Tocchiamo alcune case in località Pruno, poi, sulla destra, una più isolata denominata in dialetto locale “Ca’ d’Sailvadegh” forse perché abitata, in passato, da un personaggio rozzo o poco socievole. Il panorama viene castigato dal bosco che accarezza la strada. Ecco una bella Verginina ai bordi di un campo e, poco sotto, il fabbricato rurale di Ca' di Co'. Dopo un centinaio di metri, verso le 11, pieghiamo a destra sul sentiero 167B (Via dei Mulini) raggiungendo in un attimo Malpasso, così chiamato perché durante il medioevo vi pullulavano i banditi. Per ovviare al criminoso inconveniente, Bologna nel 1287 ordinò che nella selva di Malpasso (un bosco definito dubiosus et obscurus) venissero costruite sette case in ognuna delle quali doveva abitare continuamente una famiglia che annoverasse tra i suoi membri almeno un uomo di età compresa tra i diciotto anni e i settanta. Fu eretta anche una chiesa intitolata a S. Maria di Malpasso.
Giungiamo ad un'enorme casa padronale del diciassettesimo secolo mancante, purtroppo, di ristrutturazione ma carica di storia. Una coppia di anziani ci invita con gentilezza ad entrare. Subito si presenta un grandioso salone sovrastato da un ballatoio di legno utilizzato per entrare nelle camere da letto. Questo luogo fu scelto dal regista Pupi Avati per girare il film “Storia di ragazzi e ragazze”.
Ringraziamo i due abitanti per la loro cortesia e dopo esserci messi in posa per l'usuale foto di gruppo, scendiamo nel sottostante borgo di Marzolara. Il medioevo sta di casa e la firma dei maestri Comacini si legge su alcuni archi travi delle case. Salutiamo il vicino borgo di Pradale, anch'esso scelto dai maestri Comacini, e scendiamo a Ca' di Mucci, al cui centro svetta una stupenda casa torre, un po' malridotta, tuttavia con un grandioso barbacane.
Il sentiero procede ai bordi di un campo erboso con la visione, sulla sinistra, della Pieve di Castel di Casio ed il relativo campanile. Pochi passi ancora ed eccoci al minuscolo borghetto di Ospedale, in cui risalta il fabbricato che fu appunto l'antico ospitale, luogo di riposo e ristoro degli antichi pellegrini. Poco sotto si adagia Castel di Casio, dominata dalla torre. Alcune centinaia di metri lungo un sentiero recentemente risvegliato da un lungo sonno sotto le coperte di un folto “raggiaio” ed entriamo in paese. Ci dirigiamo al ristorante e... tutti i salmi finiscono in gloria, tra piatti fumanti, bicchieri colmi di vino e tanta allegria. Buona Pasquetta CAI Alto Appennino Bolognese di Porretta Terme.